Il carcere è realmente uno strumento educativo?
Questo post vuole essere un modo per cercare di avere una visione globale di un tessuto reso inumanizzato, il carcere; che i governi nel corso degli anni, hanno lasciato indebolirsi ed hanno fatto credere anche ai non addetti ai lavori, che questi luoghi devono rimanere rimpasti della nullità. Potremmo essere accondiscendenti ad una carente affermazione, che ci porterebbe a ragionare su certi reati che sconvolgono le coscienze e la memoriia, come i morti per mafia. Non bisognerebbe farne di tutta erba un fascio, forse tracciare due colonne su reclusi di serie A e reclusi di serie B, sulla gravità del reato e della pena inflitta. Ma in realtà non dovrebbe essere cosi, non deve essere cosi.
Vorrei ricredermi e sulle parole di M. Foucault , << Si imprigiona chi ruba, chi violenta, chi uccide, in una pratica sociale dedita alla pretesa di rinchiudere per correggere e rinsanare la società disciplinare >> . Quindi correggere, per rinsanare e…riabilitare.
Rendo edotti voi navigatori del contenuto di una lettera, pubblicata sul Riformista del 27 novembre 2021, che mi ha colpito particolarmente indirizzata dal carcere di Matera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il mittente, un ex magistrato da 15 mesi in carcere per una pena ingiusta, “corruzione in atti giudiziari”; grida all’innocenza, per un ennesimo errore pilotato da accusatori privi di scrupoli, riconosciuti e capaci di sferrare le giuste frecce al neo capro espiatorio del momento. Lui è Michele Nardi, classe 1966, magistrato da 30 anni.
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